
Dei legami e dei riferimenti del metal e dei suoi sottogeneri al satanismo e all’occultismo se ne sono dette di cotte e di crude, vere o presunte; ma altrettanto si è detto delle sue presunte tendenze verso l’estrema destra per quanto riguarda alcuni temi trattati e delle accuse di razzismo, antisemitismo e maschilismo rivolte ad alcune band ed esponenti: ma quanto c’è di vero in tutto questo? Il metal è davvero una musica per neonazisti?
Partiamo da un dato di fatto: è vero, alcuni gruppi e frontman hanno legami assodati con l’estrema destra, e non si risparmiano dall’esporre le loro idee anche in musica, ma si tratta in genere di una ristretta minoranza, anche se in preoccupante ascesa, secondo gli esperti; in altri casi, invece, non c’è un’esplicita presa di posizione politica, ma sono i temi trattati nei brani ad essere recepiti con maggior gradimento da un’audience politicamente orientata a destra, anche se non mancano atteggiamenti dei singoli artisti che spingono verso l’associazione immediata con ideologie nazifasciste. Tuttavia, è bene precisare che la maggior parte delle band più di successo fra gli estimatori del genere additate come simpatizzanti per le idee naziste hanno sempre respinto tali accuse, dichiarandosi invece sì orientati verso ideologie politiche di estrema destra ed assumendo atteggiamenti xenofobi, antisemiti e anticristiani, ma ispirandosi non tanto al nazismo quanto ad un nazionalismo estremo.
Tale ideologia trova sovente espressione nell’adesione a culti neopagani vissuti come un ritorno alle antiche radici religiose norrene soppiantate in seguito dal Cristianesimo: è il caso della scena black metal scandinava degli anni Ottanta e Novanta, diversi esponenti della quale sono stati al centro di vicende di cronaca nera per atti di violenza, aggressioni di omosessuali sfociate a volte in omicidi e, soprattutto, nel caso di Burzum di cui abbiamo già trattato, per gli incendi di alcune antichissime chiese cristiane in Norvegia. In altre circostanze, molte band si sono dichiarate attratte non dall’ideologia, bensì dall’iconografia e dall’estetica nazista ispirata al culto della Forza, dell’Ordine e del militarismo, dai suoi legami con l’occultismo e dalla sua vicinanza con la teoria nietzschana del Superuomo, sostenendo sostanzialmente di nutrire un interesse puramente storiografico per il Nazismo; emblematica è la vicenda degli Slayer, gruppo di successo planetario e precursori del death metal, violentemente contestati per l’ormai celebre brano Angel of Death¸ che racconta i terrificanti esperimenti del medico nazista Joseph Mengele; in questo caso, gli Slayer hanno sempre respinto ogni accusa di voler celebrare Mengele, dichiarando che si tratta di un pezzo meramente “descrittivo” di ciò che egli compiva, una specie di “documentario” che non propugna affatto l’idea che Mengele non fosse malvagio, e che anzi ciò sia talmente chiaro da non dover neanche essere specificato.
Le croci di guerra e i simboli della Wermacht, inoltre, sono da sempre parte integrante dell’estetica di band come i Mötörhead dell’indimenticato Lemmy Kilmister, il quale ha sempre dichiarato di non nutrire alcuna simpatia per Hitler e soci, ma di essere semplicemente un grande appassionato di storia militare e collezionista di cimeli bellici, mentre una citazione a sé meritano gli statunitensi Manowar, veri e propri monumenti dell’heavy metal, che nella loro lunghissima carriera hanno ispirato anch’essi la propria musica alle saghe norrene, propugnando i valori della forza e del valore, ma in un’accezione puramente epica e celebrativa, senza riferimenti esplicitamente razzisti o xenofobi.
Posizioni conservatrici sono state poi espresse anche da Dave Mustaine dei Megadeth, sostenitore dichiarato di George Bush, e James Hetfield dei Metallica, ma si è trattato comunque di dichiarazioni molto sfumate, sostanzialmente vicine al Partito Repubblicano, tanto che Hetfield ha fatto parte del progetto “Republican Rock Stars”, dichiarandosi contrario alla tassazione eccessiva del ceto medio e contro il controllo sulle armi, ma assumendo un atteggiamento favorevole alla libera scelta riguardo l’aborto.
Se, dunque, al di là di alcune tendenze minoritarie esplicitamente naziste, è corretto sostenere che alcune tematiche ed elementi estetici dell’heavy metal sono riconducibili ad una cultura e a un sistema di valori di destra, ancorchè non esplicitamente nazifascista, occorre comunque precisare come in innumerevoli occasioni l’ambiente metallaro si è sempre dimostrato ostile ad ogni forma di violenza e alle derive razziste. Sintomatica è la reazione di diversi artisti che non si sono astenuti dal criticare e condannare esplicitamente ed emarginare un personaggio come Phil Anselmo, ex leader degli storici Pantera, reo di aver fatto un saluto nazista ed incitato al “White Power” alla fine di un concerto: Anselmo si è difeso sostenendo che si trattasse solo di uno scherzo, ma diverse testimoni hanno riportato frasi razziste da lui stesso pronunciate.
Al di fuori, quindi, di situazioni estreme e casi isolati, l’ambiente metal rimane estremamente tollerante e libertario ed estraneo a strumentalizzazioni politiche: in fondo, it’s only rock and roll.
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