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Vandalizzare i manifesti e i cartelloni pubblicitari o elettorali non è una bella cosa, e magari è anche giusto che chi viene fatto oggetto di tale atto si indigni, come l’onorevole Lorenzo Quadri, ad esempio, che tempo fa tuonava chiedendo che i responsabili fossero condannati a pagare di tasca propria i danni arrecati ai cartelloni su cui campeggiava il suo etereo viso, o come strillavano i fautori dell’ordine riguardo le scritte apparse a Chiasso durante la manifestazione No Borders

Ora, non so se mi sono distratto io o si son distratti gli onorevoli nemici dei vandali, da Quadri a Chiesa a Roberta Pantani, perché non ho ancora letto nessun coro di indignazione circa lo sfregio di alcuni cartelloni della campagna anti Aids di Love Life nei pressi dello stadio Cornaredo e della Resega, in particolare quelli raffiguranti due uomini che si scambiano tenerezze come sfondo allo slogan “I partner cambiano, il sesso sicuro resta”: i cartelloni sono stati imbrattati con croci celtiche e la scritta “Lugano Vi Odia”, guarda caso assenti sugli altri manifesti in cui a baciarsi sono coppie eterosessuali.

Qui la distrazione da parte dei paladini della pulizia dei manifesti è doppia, perché non solo si fanno sfuggire uno sfregio omofobo grande quanto uno scooter, ma non si accorgono nemmeno dei simboli nazifascisti sui cartelloni, forse perché la croce celtica è più elegante di una brutta A cerchiata o perché è un richiamo alle fiere radici celtiche del popolo svizzero, secondo loro. O forse, in questo caso non serve lagnarsi e chiedere di pagare di tasca propria: tanto sono froci e magari un po’ se lo meritano, lo dice pure Radio Maria, no? Poi non sono neanche nascosti: sono là, di fronte al Cinestar, in uno degli incroci più trafficati della città, e chissà come mai gli altri manifesti sono intatti.

Resta il fatto che improvvisamente ci accorgiamo che nel 2016, in un Paese aperto e tollerante, c’è qualche dolcissima testa di cazzo che si diverte ancora a scrivere slogan omofobi, un po’ come i ragazzini che per insultare qualcuno gli dicono “Sei un gay”: in effetti il livello cerebrale di questi prodi difensori della masconolinità nostrana è più o meno quello. Quanto al fatto che Lugano odi i gay, ci sarebbe altrettanto da ridire: care splendide, simpatiche e amorevoli testine liofilizzate, secondo me state sottovalutando i cervelli dei cittadini, probabilmente perché del suddetto cervello avete poca esperienza pratica dato che il vostro è un modello obsoleto, ammesso che ci sia.

E poi, cari maschioni virili e fieri, mi risulta che uno dei grandi segni di coraggio e virilità sia il prendersi la responsabilità delle proprie opinioni, cosa che evidentemente vi risulta difficile, probabilmente perché in fondo siete solo dei vigliacchi e codardi, di quelli capaci di colpire solo alle spalle, magari a volto coperto: a parte che poi la vostra virilità sarebbe tutta da vedere, dato che non mi stupirei se qualcuno di voi, segretamente, avesse il vizietto dei trans o fosse segretamente passivo; non vergognatevi, su, ce ne sono tanti di casi come i vostri, anzi, pare che nell’ambiente omosessuale giri voce che “più grossi e muscolosi li vedi, più passivi sono”. Magari, diciamolo, siete un po’ frustrati per le vostre ridotte dimensioni anatomiche e sublimate in questo modo: chi lo sa?

Aspettiamo adesso la reazione dei paladini dell’ordine e della sicurezza di fronte a questo indegno atto di vandalismo, anche se in fondo non ci facciamo nemmeno tante illusioni: in fondo son solo finocchi, no?

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L’articolo Silenzio sullo sfregio omofobo a Lugano: perché sono solo finocchi? proviene da GAS – Quello che in Ticino non ti dicono.

Leggi l’articolo originale: https://gas.social/2016/11/silenzio-sullo-sfregio-omofobo-a-lugano-perche-sono-solo-finocchi/

Di Marco Narzisi

Sono un web designer con una spiccata passione anche per i social network e la scrittura. Realizzo siti web per piccole e medie aziende, associazioni, lavoratori indipendenti.

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