Friedel Rothe ha bisogno di soldi: succede spesso, a tantissimi ormai, nella Germania afflitta e prostrata del primo dopoguerra, in cui ormai tantissime persone vivono alla giornata. E il ragazzo, dopo la fuga da casa, è uno di questi.
Accade che si presenta una buona occasione: quel signore sulla quarantina, dai modi effeminati, che dice di essere un agente giudiziario, sembra avere il vizietto dei ragazzi più giovani, ed è disposto a dar da mangiare a Friedel e i suoi amici in cambio di rapporti sessuali. I ragazzi accettano, e più volte si appartano con l’uomo nel bosco.
Una sera, l’uomo chiede a Friedel di seguirlo nel suo appartamento, per un po’ più di intimità, e il ragazzo varca così la soglia di casa del suo cliente: Fritz Haarman.
Nato in una famiglia benestante, Fritz ha alle spalle una storia di conflitti con il padre che non accetta i suoi modi effeminati, una serie di fallimenti lavorativi, diagnosi di epilessia, frenastenia, alienazione e schizofrenia giovanile, e qualche mese in un ospedale psichiatrico a seguito delle molestie su un ragazzino più piccolo; dopo l’ultima condanna per furto, si guadagna da vivere con traffici poco chiari e diventa informatore della polizia, senza tuttavia rinunciare alla morbosa passione per i ragazzini.
Fritz desidera Friedel, lo vuole subito, e i due iniziano l’amplesso. Ma l’uomo, quella sera, è sovraeccitato, diventa violento, e al culmine dell’insana passione morde il giovane alla gola, e stringe, non molla la presa, finché il ragazzo inizia a sanguinare, Fritz sente il sapore del sangue in gola.
E gli piace.
Tiene stretto Friedel finché sente che la vita lo abbandona, pervaso da un misto di confusione e soddisfazione. Poi, utilizzando degli attrezzi da macellaio di cui dispone per via di trascorsi lavorativi, seziona il corpo, pulisce il sangue e getta tutto nel fiume, vendendo il corpo, si dice, ai vicini come carne suina.
La polizia, allarmata per la scomparsa del giovane, arriva presto a casa di Haarman, sorprendendolo ancora con un ragazzino; entrambi vengono arrestati per offesa al pudore, ma l’uomo è fortunato: i poliziotti non notano la testa di Friedel nascosta sotto una stufa, incartata in fogli di giornale.
Uscito dal carcere, Fritz continua la sua vita dissoluta, passando di casa in casa fra le continue proteste dei vicini, prima da solo e poi con Hans Grans, un altro giovane abbordato per prestazioni sessuali e di cui poi si innamora facendo coppia fissa, fra un trasloco e l’altro, per due anni, fino a che nel 1921 si stabiliscono in un sordido palazzo in un quartiere malfamato.
E qui che inizia la fortuna dei due: Fritz ha sempre a disposizione vestiti e carne da regalare o vendere, e sebbene abbia dei comportamenti strani e sia impegnato in una relazione omosessuale, i vicini chiudono volentieri un occhio, anche perché quei beni in una Germania devastata e con l’inflazione alle stelle sono una manna dal cielo.
Due anni dopo, nel 1923, l’ “agente” Haarman incontra Fritz, un giovane appena giunto ad Hannover con l’amico Paul per poi ripartire per Berlino e in cerca di sistemazione; Paul è spedito ad un ostello, mentre Fritz segue Haarman a casa sua. Il giorno dopo, la stanza di Neue Strasse numero 8 sarà chiusa per lavori in corso: macelleria umana.
L’amante Hans Gras, finora consapevole dei traffici aberranti di Haarman e incaricato di vendere la carne e i vestiti, ne parla a Dorchen, una prostituta sua amica, che all’inizio non gli dà credito, ma una bacinella di carne sospetta sotto il lavabo fa affiorare dei dubbi: allora prende un pezzo di carne e insieme ad un’amica lo porta alla polizia per analizzarlo, ma nessuno dà credito alle dicerie di due prostitute.
Fritz Haarman continua indisturbato la sua mattanza: è un via vai di ragazzini fra i 15 e i 19 anni, spesso scappati da casa o mendicanti che entrano in casa sua e spariscono, mentre il commercio di carne va avanti in modo fiorente, nonostante qualche sospetto dei vicini sedato tuttavia dalla grande generosità dell’uomo.
Ma i nodi, all’improvviso, vengono al pettine, e le tracce delle atrocità di Haarman riemergono, letteralmente.
La Leine, il fiume che bagna Hannover, nel maggio del 1924 inizia a restituire parti umane: prima un teschio, poi altri pezzi, poi altre teste. Il fiume viene dragato, e alla fine saranno 12 i corpi contati.
Fritz Haarman al momento non è sospettato.
Ma commette un passo falso.
Per far paura al 15enne Karlo Fromme e godere del suo terrore, lo conduce alla polizia: ma il ragazzino, a quel punto, denuncia Fritz per molestie. Haarman diventa quindi subito il sospettato per la catena di omicidi, ma la polizia continua a dubitare di lui, distratta e poco convinta della sua colpevolezza dai suoi modi molto effeminati.
Ma quei vestiti sottratti alle vittime e rivenduti saranno infine la causa della sua rovina: i genitori di Robert Witsel riconoscono il cappotto del figlio indossato dal carnefice, e la perquisizione permette di trovare nell’abito i documenti del ragazzino. Haarman finisce in galera.
Il processo inizia nel 1924. Fritz Haarman, denominato da allora “Il Lupo Mannaro di Hannover”, confessa 24 delitti, cercando a volte di scaricare le colpe su Hans Grans, a volte di attribuirle tutte a sé per difenderlo, sostenendo di esserne ancora innamorato.
Il filosofo e psichiatra Theodor Lessing, accusando di negligenza sia la polizia, sia gli psichiatri che avevano seguito Haarman, che nonostante i precedenti era sfruttato come informatore dalla polizia, che tollerava i suoi incontri omosessuali (allora illegali in Germania) e le sue frequentazioni con minorenni: Lessing sostenne che Haarman era affetto da turbe mentali per cui desiderava la morte delle persone a lui care, il che venne confermato dallo stesso serial killer che dichiarò di provare piacere fisico ad uccidere persone che amava o desiderata, e che tale amore gli rendeva più facili i crimini.
Il Lupo Mannaro e il complice vennero condannati a morte, ma Hans Grans riuscì ad ottenere in appello la commutazione della pena capitale a 12 anni di carcere, scagionato anche in parte dallo stesso Haarman.
Fritz Haarman viene ghigliottinato nell’aprile del 1925. La sua testa sarà conservata all’Università di Gottinga per studi criminologici.
Il regista Fritz Lang si ispirerà alle vicende del Lupo Mannaro di Hannover per il suo film “M – Il mostro di Düsseldorf”, considerato uno dei capolavori dell’Espressionismo tedesco.
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